La collana Riyāḥ nasce dalla volontà di aprire nuovi orizzonti sulla letteratura di matrice araba e medio-orientale, per un pubblico curioso che non si accontenta dei nomi più famosi.

Si è scelto di inaugurare questo percorso con un’antologia di un autore siriano, George Salem, quasi del tutto sconosciuto a cui non era stata ancora dedicata una pubblicazione monografica. I racconti qui presentati sono tratti dalle ultime quattro raccolte dello scrittore; scelti dal traduttore e dalla figlia di Salem, essi ritracciano l’evoluzione stilistica e filosofica di un letterato che la sorte ci ha tolto troppo presto.

IlFattoQuotidiano.it
Siria, due voci testimoniano il mondo arabo di ieri e di oggi

di Federica Pistono

Gettando uno sguardo alle opere siriane giunte a noi in traduzione in questo 2019 appena trascorso, spiccano due titoli che meritano l’attenzione del grande pubblico. Il primo è la raccolta di racconti “La storia della sete antica” di George Salem (MReditori, 2019, trad. A. D’Esposito), l’altro titolo senz’altro degno di grande interesse è “Diario di Samira al-Khalil. Parole dall’assedio” (a cura di Y. al-Haj Saleh, MReditori, 2019, trad. G. de Luca e S. Haddad).

(17 Gennaio 2020, ilfattoquotidiano.it)

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George Salem

Nato ad Aleppo nel 1933 da una famiglia cristiana, George Salem rimase nella città natale fino agli studi superiori per poi trasferirsi a Damasco, dove studiò Lingua e Letteratura Araba; proprio durante il periodo universitario conobbe la studentessa di filosofia Laylà Ṣāyyā che diventerà sua moglie. Dopo la laurea, conseguita nel 1955, e il diploma per l’insegnamento, ottenuto l’anno seguente, Salem tornò ad Aleppo e si dedicò allo studio letterario, alla scrittura e alla traduzione ricoprendo anche incarichi importanti, come la direzione del centro culturale e della sezione locale dell’Unione degli Scrittori Arabi. Si spense prematuramente molto giovane nel 1976. Intellettuale poliedrico, influenzato dalle idee dell’esistenzialismo francese, Salem è stato soprattutto autore di racconti brevi, usciti in cinque raccolte. Nelle sue novelle si indaga costantemente la condizione umana del singolo individuo; i suoi protagonisti, spesso anonimi o contraddistinti da una lettera puntata, così come avviene in Kafka, sono uomini il più delle volte ai margini, esclusi dalla vita sociale, ma che si pongono domande sul destino, il senso della vita. Morsi da un pungente senso d’angoscia, questi individui si ritrovano nel deserto, ai confini, oppure in luoghi affollati (come per i racconti Dialogo tra sordi e Concerto per violino solo) in cui però ogni possibilità di comunicazione viene a cadere. Se nei racconti delle prime raccolte questi uomini non trovano una via d’uscita all’empasse dell’esistenza, nelle ultime, invece, si apre uno spiraglio, nonostante il buio e l’incomunicabilità, Salem sembra individuare nel rapporto con la donna amata la via per sopportare il pesante fardello della vita.

Samira al-Khalil


È un’attivista che trascorre quattro anni nelle carceri di Hafez al-Asad per la sua lotta contro il regime. In seguito, crea una casa editrice per poi dedicarsi a lavorare con le famiglie dei carcerati e scrivere riguardo quest’esperienza. Nel 2003, due anni dopo l’inizio della rivoluzione in Siria, si reca a Duma, alla periferia di Damasco, per evitare di essere incarcerata di nuovo, questa volta da Bashar al-Asad. Lì, si dedica soprattutto ad aiutare le donne a migliorare la loro situazione e a documentare la violazione dei diritti dei cittadini da parte del regime o delle fazioni armate. Per questa sua attività, nel 2014 le viene conferito il Premio Petra Kelly della Fondazione Heinrich Böll. Il 9 dicembre 2013 viene sequestrata con altri tre compagni e ad oggi non si hanno notizie su nessuno di loro.

Marco Cesario

Giornalista professionista e scrittore. Dopo la laurea in filosofia all’Università di Napoli ed un Master in filosofia alla Sorbona di Parigi lavora per l’agenzia nazionale ANSA, al desk di ANSAmed. Ha collaborato per ResetDoc e Micromega (La Repubblica). Da Parigi scrive per Linkiesta, Pagina99, The Post Internazionale, Altlantico, Valigia Blu, Focus On Africa, Imbavagliati.it, Articolo 21. Nel 2012 ha pubblicato un libro sulla censura in Turchia dal titolo « Sansür: Censura. Giornalismo in Turchia » (Bianca&Volta). Nel 2015 s’aggiudica una menzione speciale al Concorso Internazionale Giornalisti del Mediterraneo di Otranto. Nel 2016 per il suo libro « Medin. Trenta Storie del Mediterraneo » (Rogiosi), s’aggiudica il Premio di Letteratura Mediterranea Costa d’Amalfi Libri 2016. Dal 2016 coordina con la giornalista Désirée Klein il Festival Internazionale di Giornalismo Civile “Imbavagliati” al PAN di Napoli.

Alberto Savioli

Alberto Savioli ha lavorato in Siria come archeologo dal 1997, poi in Libano, Tur- chia, Iraq, Arabia Saudita. Dal 2012 è impegnato con l’Università di Udine nel Progetto Archeolo- gico Terra di Ninive nel Kurdistan iracheno. Ha dedicato 14 anni allo studio delle comunità tribali e all’arte del tatuaggio delle donne di diverse tribù in Siria. Per conto dell’Unione mondiale per la conservazione dell’ambiente, ha condotto una ricognizione etnografica e socio-economica sulle tribù a nord di Palmira. Dal 2011, tramite contatti personali, ha partecipato alle vicende della rivolta siriana, ha collaborato con il sito web SiriaLibano e con la rivista di geopolitica Limes. Attualmente scrive su Q Code Magazine. Il suo ruolo lo ren- de spettatore di eventi epocali: nel 2014 a nord di Mosul (Iraq), assiste all’avanzata dello Stato islamico e all’attacco contro le comunità yazide dell’area.

Abbad Yahya

Romanziere palestinese, Yahya è uno degli autori più famosi della Palestina della sua generazione. Ha pubblicato quattro romanzi: Rām Allāh al-shaqrāʼ (Ramallah la bionda), al-Qism 14 (Sezione 14), Hātif ʻumūmī (Telefono pubblico) e Jarīmah fī Rām Allāh (Delitto a Ramallah). Quest’ultimo, uscito nel 2016, viene proibito dalle autorità palestinesi per “indecenza”; Ahmed Barak, procuratore generale, accusa il romanzo di avere “passaggi indecenti e termini che offendono la morale e la pubblica decenza e che potrebbero influenzare la popolazione, in particolare i minori”. Scrittori arabi e palestinesi criticarono ampiamente il provvedimento delle autorità chiedendo il rispetto degli ideali di libertà di parola e opinione, ciò non ha comunque evitato a Yahya di dover riparare all’estero. Nel 2017, Abbad Yahya riceve dal German Pen Center la borsa “Writers in Exile”, riservata a scrittori perseguitati in patria; nel 2018 è stato selezionato dall’Index on Censorship Award per la difesa della libertà d’espressione. È caporedattore del sito internet Ultrasawt.

Talal Haidar

Talal Haidar ha aperto l’orizzonte della lingua dialettale araba per arrivare alle dimensioni umane della poesia mondiale. Ha fatto di Baalbeck (l’Heliopolis ellenistica) un libro, un profumo da diffondere nel mondo. Ha varcato la soglia del “locale” per sorpassare le caratteristiche specifi- che arabe aprendo le porte alla poesia internazionale che poggia le sue radici nella storia umana.

Nato a Baalbeck (Libano) il 22/08/1937, laureto in filosofia all’Università Libanese e alla Sor- bona, con la raccolta “Il venditore del tempo” nel 1972 vince il premio Said Akl. Ha all’attivo tre raccolte poetiche: Ana al-Awan (Era ora), Khayal burj el-Assad (Il cavaliere nel segno del leone) e Sirr el-Zaman (Il segreto del tempo). Parecchi cantanti arabi, dal 1956 ad oggi, hanno cantato i suoi versi: Fairouz, Wadih el Safi, Sabah, Samira Toufik, Ghada Ghanem, Magida el Roumi, Marcel Khalife, Najwa Karam, Oumaima el Khalil, Issam Raji, Cherbel Rouhana, Latifa, Jahida Wehbe, Marwan Abbad, Sabrine. Vari compositori hanno musicato le sue poesie come i fratelli Rahbani, Ziad Rahbani, Zaki Nassif, S. Charnoubi, E. Choueri, Marcel Khalife ed altri. Ha scritto una commedia musicale presentata al Festival Internazionale di Baalbeck nel 1970: el-Faraman con Nadia Tueni, Chouchou, Majdala. Altre opere come Principato d’altri tempi (2005) e Murjan wa yacout sono state messe in scena al teatro di Beirut con Nidal Ashkar e Roger Assaf; la collaborazione con la compagnia di folklore libanese Caracalla, ha portato alla messa in scena di varie opere: Elisar, La caduta dell’Andalusia e Il villaggio, quest’ultima presentata a Rimini nel 2012.

Di lui Michel Trad disse: “Ora posso riposare perché finalmente ho visto chi può portare avanti la poesia in lingua parlata araba nel mondo”. E GhassanTueni: “Talal Haidar è un saggio che vuole sembrare folle”.

YASSIN AL-HAJ SALEH

È un intellettuale, scrittore e oppositore politico siriano che ha trascorso in carcere sedici anni per la sua militanza comunista.
Nell’anno 2000, dopo aver terminato gli studi di medicina, abbandonati a causa della detenzione, ha scritto un libro di racconti sulla sua esperienza in carcere e La Questione Siriana, pubblicato in Francia da Sindbad-Actes Sud. Collabora abitualmente attraverso i suoi articoli con i giornali al-Hayat, al-Quds al-Arabi e al-Jumhuriya. Nel 2012 ha ottenuto il Premio Principe Claus del Ministero degli Esteri olandese per l’impatto sociale dei suoi scritti che, però, non ha potuto ritirare perché viveva a Damasco in clandestinità. Arrivato ad Istanbul, ha partecipato alla fondazione di Hamish, una Casa della Cultura Siriana. Attualmente vive a Berlino.

ZAHER AL-GHAFRI

Né à Oman en 1956. Diplômé de philosophie de l’Université Mohamed 5 (Rabat, Maroc) en 1982, il a résidé dans de nombreux pays arabes et occidentaux dont l’Iraq, la France, les États-Unis et la Suède où il vit aujourd’hui. Poète, il a dirigé la revue al-Berwaz, qui s’intéresse notamment aux arts visuels. Lauréat du prix Kika de poésie en 2006, son œuvre a été traduite en anglais, espagnol, allemand, suédois, farsi et hindi. Parmi ses œuvres poétiques, nous pouvons citer : Sabots blancs (1983), Le silence vient se confesser (1991), Solitude débordant de nuit (1993), Fleurs dans un puits (2000), Ombres aux couleurs de l’eau (2006), Chaque fois qu’un ange apparaît dans la tour (2008), Pierre de sommeil et Le délire de Napoléon (2020).

Dheya Al-Khalidi

Dheya Al-Khalidi inizia a scrivere nel 1999, redattore per le edizioni del ministero della cultura iracheno dal 2003 al 2014, collabora anche con altre testate e riviste fino al 2013, anno in cui lascia il paese e si stabilisce in Turchia. Ha scritto più di 90 pun- tate del programma Yafi’un, andate in onda sul canale satellitare iracheno al-Furat, sulla vita di giovani tra i 13 e i 18 anni. Autore di film e cortometraggi per la casa di produzione al-‘Alam su Baghdad e la sua umanità (orfani, facchini, venditori, acque inquinate, crisi energetica), ha pubblicato raccolte di racconti (L’ultimo inno 2001) e romanzi (Succede nei paesi felici 2009, Sembra quasi Baghdad 2012, 1958 Una probabile vita di Aref al Baghdadi 2018). Corrispondete a Kirkuk per l’agenzia di stampa tedesca MICT, dal 2008 al 2010 ha diretto la fiera del libro della città. Il suo racconto L’arrivo in via Abu Nuwas è stato tradotto in inglese ed inserito nella raccolta collettiva Baghdad Noir uscita a New York per Akashic Books nel 2018.

Rabai al-Madhoun

Giornalista, romanziere e scrittore palestinese, è nato nel 1945 nel villaggio di al-Majdal Askalan sotto il mandato britannico in Palestina, quello che oggi è Ashkelon. Nel 1948, insieme con la famiglia, segue l’esodo di migliaia di palestinesi per stabilirsi nel campo profughi di Khan Younis nella Striscia di Gaza in cui cresce. Dopo aver studiato all’Università di Alessandria d’Egitto, nel 1973 intraprende la carriera giornalistica. Coinvolto nella lotta di liberazione della Palestina negli anni ’70, membro del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, lascia ogni impegno politico nel decennio successivo per dedicarsi completamente alla scrittura. Il giornalismo lo porterà poi a vivere a Beirut, Nicosia e infine Londra dove è vissuto fino al 2018 e ha lavorato per al-Sharq al-Awsat. Cittadino britannico, vive attualmente in Spagna.

La signora di Tel Aviv nel 2010 è entrato nella shortlist del prestigioso International Prize for Arabic Ficton, noto anche come Arabic Booker Prize; premio che ha vinto nell’aprile del 2016 col suo ultimo romanzo, Destini: Concerto dell’Olocausto e della Nakba.

Fadi Zaghmout

Laureato in Creative Writing and Critical Thinking alla Sussex University, Fadi Zaghmout (1978) è un intellettuale giordano che attualmente vive a Dubai, specializzato in studi di genere nel mondo arabo. Dal 2006, gestisce un blog, in arabo e inglese, fadizaghmout.com, sul quale affronta varie tematiche legate al Medio Oriente, in particolare, il suo focus è sulla condizione femminile e l’identità sessuale. La sposa di Amman (2012) è il suo primo romanzo, ne sono seguiti altri tre: Paradiso in terra(2015), Leyla (2018) e Ago e ditale (2020).

Taleb al-Refai

Nato in Kuwait nel 1958, si laurea prima in in- gegneria civile nel 1982 nel suo paese e poi, nel 2016, in Creative Writing a Londra. Autore di romanzi e raccolte di racconti, inizia a pubblicare nel 1998 con Bruciato dal sole e nel 2002 vince il Kuwaiti State Prize for Literature con Il profumo del mare. Dal 2003 al 2008 lavora al Kuwaiti National Council of Culture, Arts and Literature e dirige la rivista Jaridat al-Fanun. A capo del al-Multaqa Prize for the Arabic short story dal 2015, insegna Scrittura creativa all’American University of Kuwait. Nel 2010 ricopre il ruolo di giudice per il prestigioso premio IPAF (International Prize for Arabic Literature), concorso per il quale al-Najdi, storia di un marinaio finisce nella long list del 2018.

Paola Carunchio

Paola Carunchio è una fotografa freelance di Torino. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, dopo un breve passaggio nel giornalismo freelance (per testate locali ed eventi, come il Salone del Libro), si è dedicata alla fotografia come mezzo per comunicare le ingiustizie. Ha viaggiato in solitaria per quasi tutta l’America Latina, esponendo in collaborazione coi Musei della Democrazia latinoamericani i suoi scatti ed un approfondimento sulla miniera boliviana Cerro Rico e le condizioni dei minatori. Ha viaggiato anche in alcuni campi profughi sulle isole greche di Lesbo e Samo, documentando la drammaticità di tali circostanze e interessandosi sempre più alla terribile guerra in Siria. Grazie ad un’amicizia aleppina, ha potuto approfondire il tema delle prigionie forzate del regime siriano.

Wajdi al-Ahdal

Romanziere e drammaturgo yemenita, nasce nel 1973 a Hudaydah e si laurea poi in letteratura all’università di Sana’a. Autore di romanzi e racconti brevi, nel mondo delle lettere arabe è conosciuto per il suo stile contemporaneo e per la sua critica sociale che ha portato i suoi lavori ad essere proibiti in Yemen, fino all’esilio in Siria nel 2002 per il romanzo Barche di montagna. Nel 2008, con Il filosofo della quarantena, vince il prestigioso International Prize for Arabic Fiction, noto anche come Arabic Booker Prize. Terra senza gelsomini è uscito anche in traduzione inglese e una versione drammaturgica bilingue arabo/inglese del romanzo è stata portata in scena a Londra nell’aprile del 2019, presso il Battersea Arts Centre.

Abdelouahab Aissaoui

Ingegnere elettronico di formazione (Djelfa, 1985), è stato il primo algerino a vincere il prestigio premio IPAF (International Prize for Arabic Fiction) nel 2020 con La corte spartana (edito in italiano da Centro Studi Ilà, 2023). Appassionato di storia, tutte le sue opere sono state premiate: Cinema Yaqub nel 2012 ha ricevuto il Prix du Président de la République per giovani artisti “Ali Maachi”; Sierra de muerte il premio Assia Djebar nel 2015; I cerchi e le porte il premio del romanzo arabo Souad al-Sabah nel 2017 e, nello stesso anno, il premio Katara nella sezione inediti per Atti dei dimenticati. Attualmente dirige la biblioteca Abderrahmane-Benhamida di Boumerdès.