Nisa’, la parola araba che significa semplicemente ‘donne’, è il titolo di una collana tutta al femminile che, unica nel suo genere all’interno del panorama editoriale italiano, vuole sfatare i tabù e i falsi miti sulla donna araba attraverso le parole di quelle stesse donne. Un atto di svelamento, una presa di coscienza per dare eco alle voci femminili che ci giungono dall’altra sponda del Mediterraneo.

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JANA FAWAZ EL-HASSAN

Jana Fawaz El Hassan (1985) è una scrittrice liba- nese nata nel nord del paese ma, attualmente, residente a Beirut. Nel 2006 consegue un diploma universitario per l’insegnamento della letteratura inglese e dal 2008 inizia la sua attività di giornalista, sia per la carta stampata che la televisione. Parallelamente, intraprende la carriera letteraria, pubblicando testi letterari e racconti sui supplementi culturali del quotidiano al-Nahar e della rivista Bahreini Cultural Magazine. Poi, nel 2009, esce il suo primo romanzo Desideri proibiti, premiato a Batroun (Libano) con il Simon Hayek Prize. Seguono due romanzi entrambi selezionati per l’International Prize of Arabic Fiction: Io, lei e le altre del 2012 e Piano 99 del 2014, uscito in italiano per Atmosphere.

In un’intervista concessa al quotidiano libanese al-Balad, in occasione dell’uscita della rosa dei finalisti del Booker 2013, tra i quali figurava il suo ultimo romanzo Io, lei e le altre, parlando a proposito delle tragedie esistenziali dei personag- gi che lo popolano, la Hassan afferma “…tacere è un reato e la mia voce è il romanzo, anzi forse il romanzo è il mio grido, dato che non trovo altri mezzi per urlare… il vero problema delle nostre società arabe è che ci hanno addomesticati nel corso degli anni per sottometterci; i nostri go- vernanti ci tengono in pugno con un boccone di cibo, disperdendo la nostra forza affinché non ci ribelliamo”.

ARWA ABDUH OTHMAN

Nata a Taizz (Yemen) nel 1965, si è laureata in Filosofia all’Università di Sana’a e attualmente è ricercatrice presso il Centro di Ricerca e Studi Yemeniti. Autrice di tre raccolte di racconti brevi, nel 2001 si è classificata al primo posto al Premio di Sharja per la Creatività letteraria grazie al lavoro Yahduth fi Tanka, bilad al-namis (Accade a Tanka, il paese delle zanzare). Collabora a diversi giornali e da anni è impegnata nella salvaguardia del patrimonio folkloristico e popolare dello Yemen, a cui ha dedicato molte novelle e ricerche. Ha fondato a Sana’a il centro di studi “Bayt al-mawruth al-sha‘bi” (La casa della tradizione popolare, nota anche come “Bayt al-fulklur”).

RAJA ALEM

Nata alla Mecca (Arabia Saudita, 1970), oggi vive tra Jedda e Parigi. Romanziera, giornalista, autrice di teatro e racconti per bambini, è una delle voci letterarie arabe più influenti della sua generazione. Tra i numerosi riconoscimenti vinti, ricordiamo il Premio dell’Unesco per i risultati artistici conseguiti e il prestigioso Booker arabo, l’International Prize for Arabic Fiction, con Il collare della colomba. Della sua scrittura dice: “La scrittura è un mezzo per sopravvivere e per liberare l’energia latente, o l’anima. Uso il dramma come se fossimo in antichi teatri, su questi palchi si muovono eroi leggendari, quasi mistici. Attraverso la prosa libera, e il potere di trasformazione implicito nel linguaggio, il romanzo è concepito quale strumento di espressione. La visione che sta dietro alle mie opere è il fiume menzionato nel Corano, in cui tutte le anime di uomini, piante e animali scorrono nell’aldilà.” Diventata famosa alla metà degli anni ’90 col romanzo La via della seta, il suo stile ermetico e complesso fa uso di un arabo classico e raffinato che conduce il lettore all’interno di un labirinto letterario; un effetto che scopriamo anche leggendo Fatma, testo scritto in inglese, che fa rivivere la magia occulta e il fascino degli antichi rituali della penisola araba.

Shahla Ujayli

Scrittrice siro-giordana, è originaria di Raqqa, nel nord-est della Siria, ma attualmente vive ad Amman, in Giordania. Ha conseguito il dottorato in Letteratura araba moderna e Studi culturali presso l’Università di Aleppo in Siria e insegna Letteratura araba moderna ed Estetica presso l’Università americana di Madaba,  sempre in Giordania.

È autrice di quattro romanzi: L’occhio del gatto (2006), che ha vinto il Jordan State Award for Literature 2009; Tappeto Persiano (2012); Un cielo vicino a noi (2015) selezionato da IPAF nel 2016, e Estate col nemico (2018) che è stato selezionato IPAF nel 2019. Ha anche pubblicato due raccolte di racconti: La finestra con la grata (2005) e Un letto per la figlia del re (2016), che ha vinto il Premio Al-Multaqa 2017 per il racconto arabo assegnato dall’Università americana in Kuwait, il più prestigioso premio per il genere del racconto breve nel mondo arabo, la raccolta è stata tradotta in inglese. All’attività letteraria, affianca quella di critico: The Syrian Novel: Experimentalism and Theoretical Categories (2009), Cultural Particularity in the Arabic Novel (2011), Mirror of Strangeness: Articles on Cultural Criticism (2006) e The Astatic Identity of Arabic Novel: Post -Colonia; Perspective.

Liana Badr

Scrittrice, poetessa e regista palestinese, nasce a Gerusalemme e cresce a Gerico, città che fa da sfondo al romanzo Le stelle di Gerico (1993) e che dovrà lasciare nel 1967 per trasferirsi in Giordania. A seguito degli eventi del cosiddetto ‘settembre nero’ del ’70, troverà rifugio a Beirut dove, però, assisterà a tutto il cruento dramma della guerra civile libanese. Uno dei momenti più sanguinosi di questo conflitto fu la strage del campo profughi palestinese di Tel al-Zaatar del 1978, episodio che dà alla luce L’occhio dello specchio. Con gli accordi di Oslo del 1993 riesce finalmente a tornare in Palestina e si stabilisce a Ramallah, città nella quale ancora vive. Laureata in filosofia e psicologia ad Amman e Beirut e in letteratura araba contemporanea alla Birzeit University, esordisce nel 1979 col romanzo Una bussola per girasoli, seguito nel 1983 dai racconti di Un balcone su Fakihani. Oltre ai romanzi e alle numerose raccolte, tradotti in svariate lingue, Liana Badr si è occupata anche di letteratura per l’infanzia, poesie e cinematografia, particolarmente importanti sono i documentari Fadwà, la storia di una poetessa palestinese e Ulivi in cui si racconta lo sradicamento degli alberi d’ulivo da parte dell’occupante israeliano.